Una casa passiva è un appartamento o un edificio che sfrutta dispositivi di tipo passivo per riscaldare e raffreddare l’interno. Questo vuol dire avere la capacità di mantenere la temperatura interna con una fonte energetica minima, senza caldaia, termosifoni o sistemi tradizionali. In questo modo è possibile sfruttare al massimo l’efficienza energetica. L’architettura passiva sfrutta una serie di dispositivi, stabilendo flussi di caldo e di freddo, che coprono il fabbisogno in qualunque stagione. Possono o non possono essere abitazioni costruite in legno. Negli anni ottanta si affermò questo modello ma, già un decennio prima, si iniziò a parlare di casa passiva e delle sue capacità termiche. La creazione di questo nuovo sistema di casa risale al lavoro di Wolfgang Feist e Bo Adamson, fisico e ricercatore dell’Università di Lund in Svezia.
I due, per creare quella che oggi è conosciuta come casa passiva, sfruttarono dei dispositivi già conosciuti: la coibentazione delle pareti, gli infissi termici, l’esposizione solare, l’impianto di ventilazione studiato per il recupero de calore e così via. La loro genialità è stata però combinare questi elementi per dare vita ad edifici in grado di auto-alimentarsi. Questo modello abitativo è nato in Germania e poi si è evoluto anche in altri paesi, la sua costruzione si basa su geotermia e permacultura, senza dimenticare estetica e comfort. Una soluzione domestica ideale che assicura un benessere ottimale senza dover utilizzare impianti esterni.
La massima funzionalità è data non solo da un sistema di approvvigionamento e climatizzazione ma anche da un’ottima posizione rispetto al sole e il massimo utilizzo di sistemi come elettrodomestici e simili per la produzione di calore. Passiva vuol dire appunto che sfrutta in modo indiretto una risorsa che funziona per un altro motivo, quindi sia in termini di consumi che di impatto ambientale questo modello abitativo non ha eguali. Tra i materiali che vengono maggiormente impiegati per la costruzione vi sono legno, calcestruzzo, cartongesso, canapa, argilla, paglia. Ovviamente è fondamentale che sia realizzato un adeguato isolamento termico e un sistema meccanico di areazione, questo per garantire al calore di non disperdersi e all’aria di circolare.
Ovviamente la casa per essere realmente passiva deve essere certificata, attualmente questo modello si sta diffondendo ma non è ancora molto compreso. Dal 2020 si prevede una crescita esponenziale in Italia di queste abitazioni passive, perché dovranno essere abbattuti i consumi e quindi si investirà maggiormente in questa tipologia ad alta efficienza energetica.
Per essere giudicata passiva, la casa deve avere alcune caratteristiche tecniche: consumo di energia inferiore a 120 kWh/mq, riscaldamento inferiore a 15 kWh/mq, basso surriscaldamento in estate. Ovviamente è possibile pensare di trasformare una normale casa in una passiva, questo comporta però un cambiamento notevole per raggiungere una classe energetica ottimale. Acquistare una casa già strutturata in questo modo vuol dire spendere circa il 7% in più di una normale abitazione, un ottimo investimento che viene ammortizzato in circa dieci anni. Se in Germania questo modello è chiaramente molto diffuso, seguono con notevole importanza anche Austria e Francia. Tuttavia è bene specificare che il nostro paese, grazie alla sua posizione e al suo clima favorevole, sarebbe un luogo ottimale dove far prolificare questo modello.
Se invece si ha interesse a costruire da zero un’abitazione passiva è possibile seguire i principi delle passivehaus: nessun impianto di riscaldamento di tipo convenzionale, adoperare il protocollo della Passive House Institute di Darmstadt, scegliere un’azienda riconosciuta, sfruttare gli sgravi fiscali previsti dalla legge italiana in materia. Nello specifico, per quanto riguarda l’isolamento termico è notevole la differenza, il materiale isolante deve essere 30 centimetri, in una casa normale 10. Questo viene collocato nella parte esterna della parete, mentre tradizionalmente viene posto all’interno. Il tetto viene coibentato e il materiale sistemato in tutte le pareti. Illuminazione, sole, acqua calda, elettrodomestici producono calore e questo viene preservato per il riscaldamento.
Le finestre che vengono installate di tipo termico devono avere un triplo spessore, diversamente da quelle comuni che sono a uno o due strati. Questo perché mentre tradizionalmente si focalizza l’attenzione solo sugli infissi, è bene precisare che per mantenere la temperatura anche il vetro deve essere isolante, altrimenti è inutile. Anche la forma dell’edificio richiede uno studio particolare, il suo posizionamento rispetto al sole è determinante per mantenere il calore in inverno e il fresco in estate. Ad esempio le pareti dove batte il sole andranno realizzate con molte finestre e quindi vetri, le zone più fredde dovranno essere coibentate. Nella casa deve essere studiato un sistema di ventilazione controllata che posa, grazie ad un motore a basso impatto energetico, permettere all’aria in entrata di assorbire calore dall’aria in uscita.
Questa è necessaria per creare una temperatura uniforme in tutto l’edificio e un ricambio per avere aria pulita. Con la casa passiva il risparmio c’è ed è notevole, si stima infatti un costo abbattuto del 90%, una delle case presenti in Italia così strutturate, spende all’anno soli 100 euro di consumi e parliamo di una villetta di 600 metri quadri. Per tale motivo è interesse di tutti portare questo modello a realtà consolidata, per l’ambiente e per il portafoglio.