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USA e energia: i fatti e le promesse di Trump

Energia in USA
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8 novembre 2016, elezione di Donald Trump presidente degli Stati Uniti. Sono in tanti ad essere impensieriti, soprattutto gli ambientalisti, perché le promesse del magnate in campagna elettorale vanno nella direzione opposta a un mondo sempre più ecosostenibile:

  • Cancellare il “Clean Power Act”.
  • Ridare vita alla politica estrattiva del gas, del petrolio e del carbone.
  • Non rispettare l’accordo di Parigi sul riscaldamento globale.

Cos’è una fonte rinnovabile?

Una fonte rinnovabile è considerata tale quando il suo sfruttamento avviene in un tempo confrontabile a quello necessario per rigenerarsi. Le rinnovabili sono da distinguere con le fonti alternative, poiché quest’ultime sono le fonti diverse da quelle originate dagli idrocarburi, nelle quali viene compresa anche l’energia nucleare. Per produzione da energia rinnovabile si intende una produzione a partire da risorse naturali considerate inesauribili. Per questo motivo le fonti rinnovabili sono ritenute indispensabili per uno sviluppo sostenibile.

Le fonti di energia rinnovabile possono distinguersi in programmabili o non programmabili, a seconda se è possibile prevedere o meno la produzione in base alla domanda di energia. Gli impianti idroelettrici a bacino, le centrali a rifiuti solidi urbani o biomasse sono ad esempio programmabili. Al contrario l’energia eolica dal vento o solare si definiscono non programmabili perchè non possiamo pronosticare il meteo con assoluta certezza.

Gli USA e le promesse di Trump in fatto di sostentamento energetico

Rilanciare le fonti fossili e trasformare gli Stati Uniti in un Paese indipendente dal punto di vista energetico. Queste erano alcune delle promesse che Donald Trump ha fatto in campagna elettorale. Ora invece la rivoluzione è rinnovabile. Nonostante il supporto al carbone quello eco-sostenibile è anche in America uno dei business più vivi, anche dopo l’uscita dagli accordi di Parigi sul clima, e le promesse di Trump sui combustibili fossili. Continuano i picchi di produzione delle energie rinnovabili USA e all’albo delle performance si aggiunge l’ennesimo record: quasi la metà della capacità energetica installata su scala industriale aggiunta nell’ultimo anno negli USA viene da fonti rinnovabili (fonte US Energy Information Administration). Stando ai dati forniti dalla Energy Information Administration statunitense, nei primi mesi del 2019 le rinnovabili negli USA hanno prodotto poco più del 20 % dell’elettricità nazionale (un simile successo si era già registrato nel primo trimestre del 2017).

In sostanza negli Stati Uniti la strada delle rinnovabili non è solo una presa di coscienza, ma anche un bell’affare: nell’industria lavorano un numero di persone doppio rispetto a quella del carbone: circa 370 mila contro 160 mila, e crea posti di lavoro 17 volte superiore agli altri settori. Nel fotovoltaico gli USA vengono superati solo da Cina e Giappone, grazie ai costi più che dimezzati per le aziende americane sin dal 2008.

Una nuova fonte di energia prenderà il posto dell’idroelettrico: L’eolico, che sta per conoscere una nuova espansione, soprattutto off shore: finora gli Stati del Massachussets, Virginia, Rhode Island, New York e New Jersey hanno approvato progetti di costruzione sulle coste atlantiche. Questi porteranno il mercato off shore a una quota di produzione di 5,3 GW entro la fine del 2019. Inoltre è una delle fonti energetiche più economiche (ogni 2,4 ore viene installata una nuova turbina), che ha già apportato in stati come Kansas, North e South Dakota, e Iowa un notevole vantaggio economico e ambientale. In prospettiva, secondo l’Energy Department americano, ci sono ancora quasi due milioni di chilometri quadrati adatti allo scopo.

In futuro

Entro la fine del 2019, il fotovoltaico e l’energia eolica potrebbero fornire energia a un costo di 0,03 dollari/kWh. La cosa più sorprendente è che molti risultati arrivano da stati repubblicani, non propriamente ambientalisti per vocazione. Ma qui si tratta di denaro e posti di lavoro! Secondo il rapporto annuale della EIA “Annual energy outlook 2019”, che include proiezioni per i mercati energetici fino al 2050, gli Stati Uniti diverranno esportatori per i mercati energetici entro il 2020, e continueranno ad esserlo fino al 2050. Le quote di gas naturale manterrà la sua leadership crescendo, dal 34% del 2018, al 39% nel 2050. Secondo gli analisti, per il fotovoltaico sarà un anno da record. Secondo IHS Markit, si registrerà quest’anno una crescita di circa il 13% rispetto al 2018, che dovrebbe corrispondere a 123 GW di nuova capacità installata a livello mondiale. Per gli Usa, è prevista una crescita annuale del 28% anche grazie al traino dei crediti d’imposta sugli investimenti in scadenza.

In base a quanto indicato nella Strategia Energetica Nazionale, entro il 2030 dovrà essere azzerato l’utilizzo del carbone e aumentata l’efficienza energetica del settore residenziale e dei trasporti. Gli obiettivi prefissati dalla Strategia sono:

  • ridurre del 39% le emissioni inquinanti entro il 2030;
  • diminuire queste emissioni del 63% entro il 2050.

A livello mondiale, l’Irena, ovvero l’International Renewable Energy Agency, ha previsto che entro il 2020 tutte le fonti rinnovabili saranno più competitive rispetto a quelle fossili.