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Impianto elettrico a norma, anche quello di casa va certificato

Impianto elettrico
Contenuto curato da energetico

Un impianto elettrico a norma è un sistema complesso formato da vari componenti che permettono di garantire energia elettrica a tutta l’abitazione rispettando le normative vigenti. Non si tratta solo di far funzionare le luci di casa, ma di ottimizzare i consumi evitando dispersioni e soprattutto di mantenere l’impianto sicuro ed efficiente.

In questa guida vedremo tutto quello che c’è da sapere su un impianto elettrico a norma: come si riconoscono le potenziali situazioni di rischio, chi chiamare e quanto costa far certificare l’impianto elettrico?

Perché l’impianto elettrico deve essere a norma?

I cavi, gli interruttori, il quadro elettrico e tutti i componenti che fanno parte di un impianto, con il passare del tempo, si usurano. Le guaine di protezione si consumano ed è facile che si generino delle situazioni di criticità che possano mettere a rischio l’abitazione e addirittura la vita umana.

Un impianto elettrico a norma è ben progettato e dimensionato e rispetta le leggi italiane e comunitarie che salvaguardano la sicurezza di chi utilizza l’impianto.

Come capire se l’impianto elettrico è a norma

Considerando che molti dei componenti sono posizionati nella pavimentazione o all’interno delle murature, è importante che la verifica dell’impianto sia effettuata da un tecnico qualificato.

Sicuramente se la casa è vecchia e noti dei cavi a vista, c’è qualcosa che non va. Il consiglio quindi è di chiamare un elettricista o una ditta che si occupi di impianti elettrici e che soprattutto sia in grado di realizzare un sistema certificato, cioè dotato di una dichiarazione di conformità.

Quest’ultimo è un documento richiesto dalla normativa e che va redatto obbligatoriamente per tutti gli impianti nuovi o su cui si esegua un intervento di manutenzione. Diffida da chi si propone di rifare l’impianto senza rilasciare una “Di.Co.” compilata secondo norma di legge.

Le norme principali sugli impianti elettrici

Decreto Ministeriale 37/2008

La normativa di riferimento è il DM 37/08 e riguarda proprio le installazioni degli impianti all’interno degli edifici. Oltre a far riferimento alle imprese abilitate e ai tecnici che possono svolgere questo tipo di lavoro, il decreto sottolinea l’importanza dei sistemi di protezione.

Ad esempio, tutti gli edifici realizzati prima del 1990 devono avere obbligatoriamente un sistema di sezionamento e protezione dalle sovracorrenti e dai contatti diretti-indiretti. Cioè vicino il contatore è obbligatorio che sia installato il “salvavita”, ovvero un interruttore magnetotermico-differenziale.

La norma italiana stabilisce inoltre che l’impianto sia sottoposto a regolari interventi di manutenzione. Nella maggior parte delle abitazioni, l’impianto elettrico non viene mai controllato ma ci si accorge di guasti solo quando scatta il salvavita, cioè quando ormai è troppo tardi.

Norma 64-8 del Comitato Elettrico Italiano

La norma CEI 64-8 stabilisce inoltre i criteri per progettare gli impianti elettrici domestici in condizioni di sicurezza. Ecco alcuni dei punti principali riassunti.

  • Il montante è il tratto che collega il contatore con il quadro elettrico. Un impianto a norma deve rispettare delle dimensioni minime di questo cavo. Una sezione troppo piccola porta ad un pericoloso riscaldamento per effetto Joule, mentre una sezione sovradimensionata è un costoso ed inutile spreco.
  • L’interruttore generale permette di aprire il circuito e scollegare il sistema, togliendo di fatto l’energia elettrica all’intera abitazione. Ne esistono di diversi tipi a seconda del tipo di impianto e di utenza da servire.
  • I dispositivi di protezione: il magnetotermico e il differenziale sono due interruttori, spesso accoppiati, che proteggono dagli sbalzi di tensione o da eventuali guasti degli elettrodomestici. Sono dei veri e propri salvavita, perché proteggono innanzitutto l’utente.
  • Prese ed interruttori: devono essere posti in prossimità delle porte in modo da soddisfare pienamente le necessità degli utenti. Le prese mobili o le prolunghe sarebbero infatti da evitare perché non sono considerate sicure.

Quando è obbligatorio mettere a norma l’impianto?

Se si verificano spesso sbalzi di tensione o se il contatore scatta con regolarità, allora è il caso di chiamare un tecnico quanto prima. Vuol dire che l’impianto ha qualche problema che va corretto per evitare complicazioni.

La normativa non specifica i casi in cui bisogna procedere ad interventi di rifacimento o manutenzione straordinaria, ma nel caso in cui l’abitazione sia data in affitto, allora bisogna prestare molta attenzione.  Nel caso in cui dovessero presentarsi problemi di sicurezza legati all’impianto, l’inquilino potrebbe smettere di pagare l’affitto.

È opportuno inoltre anche specificare se l’impianto elettrico è a norma nel caso di vendita dell’immobile. La dichiarazione di conformità non è obbligatoria per completare la vendita, ma per evitare problemi è meglio mettere per iscritto le condizioni dell’impianto elettrico.

Quanto costa mettere a norma l’impianto?

Non esiste un prezzo fisso perché molto dipende dallo stato dell’impianto esistente e dalle dimensioni dell’immobile servito. Per un appartamento di circa 75 mq il costo è mediamente sui 3.000 euro. È vivamente sconsigliato cercare il risparmio: un impianto è un investimento a lungo termine che dura anni e permette di vivere in sicurezza nella propria abitazione.

Risparmiare per avere un impianto scadente significa ritrovarsi poi con un maggiore pericolo di incendio, di blackout e di rottura degli elettrodomestici.

Per avere un prezzo preciso, è importante contattare una ditta di impianti elettrici e richiedere un preventivo con regolare rilascio della dichiarazione di conformità.